domenica 2 gennaio 2011

Anticipata la chiusura del cinema Metropolitan di Roma Anticipata la chiusura del cinema Metropolitan di Roma La multisala di Circuito Cinema, al centro di proteste e appelli, ha chiuso i battenti. Ha chiuso i battenti la multisala Metropolitan di Roma, nella centralissima via del Corso, al centro di proteste e appelli negli ultimi mesi. La chiusura è avvenuta con qualche giorno di anticipo rispetto alle previsioni, forse – sostengono i sindacati – per evitare nuove proteste e magari occupazioni Lo stabile che ospitava il cinema, che faceva parte di Circuito Cinema, è stato ceduto da Fininvest Immobiliare – proprietaria dell’immobile – al gruppo Benetton, sembra per una cifra attorno ai 30 milioni di euro. La multisala, con 4 schermi, era utilizzata anche dal Festival del cinema di Roma per una parte del programma ufficiale ed era nota per la programmazione di film in lingua originale. Circuito Cinema ha assicurato che altre strutture del circuito (Fiamma, Greenwich e Nuovo Olimpia) proseguiranno questo tipo di programmazione.

1 commento:

CYRUS ha detto...

Ieri sera ho finalmente visto Shutter Island e Scorsese - viva Scorsese! - ti fa venire voglia di andare al cinema. E in questi giorni c’è Eastwood, ad esempio. Allora controllo, apro giornale e siti per cercare l’orario, appurarmi - al solito - che sia proiettato in lingua originale e una volta sicuro, per evitare le fregature già sul groppone, di quelle che "si declina ogni responsabilità per variazioni di programmazione e orari non comunicati", concludere con una telefonata in via del Corso, giusto per fugare ogni dubbio. Perché io e il Metropolitan (al limite insieme a qualche coppia di lingua inglese nelle ultime file) ci siamo voluti bene in quei pomeriggi solitari, quando ci abbracciavamo su quelle calde, comodissime e attraenti poltrone blu notte (superiori a quelle, color ruggine, della sala Volpi di Venezia, che dormite durante de Oliveira!) che guardavano dall’alto l’unicità di quella barra poggia piedi, fedele amica non solo delle mosche da bar. E’ vero che dopo il caffè ci ritrovavamo sempre in pochi, però a volte, almeno di sera, immaginavo, povero illuso, che la cricca di emo appollaiati sugli scalini di Santa Maria dei Miracoli o le moltitudini che affollano Messaggeri Musicali per un autografo di Marco Carta, potessero riempirlo di tanto in tanto. E invece, evidentemente, non accadeva. Ok, ne ero a conoscenza. Avevo firmato quello scudo di carta che sono le petizioni on line ma non pensavo potesse accadere così in fretta. La morte, dico. Così mi accorgo che è successo, lo scorso 29 dicembre. Il Metropolitan non c'è più. O meglio, non respira. Allora scorrono (eccome se scorrono) quei pomeriggi in cui entravi con la luce e ne uscivi col buio, incontrando, con un po’ di fortuna, il sassofonista di Piazza del Popolo, magari con in testa il lascito delirante di Lynch. Scott, Eastwood, Coppola (che trip il redux di Apocalypse) dove vi andrò a scovare adesso? Amaro. Sento parecchio amaro in tutto questo. Violento come lo zucchero. Così, a pensarci, a poter scegliere il sipario della chiusura, verso la quale poco si può con gli scudi di carta di cui sopra, avrei preferito una cosa tipo Blade Runner, Otto e mezzo. O L’Appartamento. E invece il mio addio è stato The Social Network. Bello sì. Ma va beh.

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